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COPPA ITALIA LEGA A

MALCOLM DELANEY, MVP DELLA COPPA ITALIA, LA STORIA DI UN VINCENTE

Adesso sono due. Malcolm Delaney era stato MVP delle Final Four di Supercoppa, appena arrivato a Milano, nel 2020. Il trofeo vinto a Pesaro è quindi il secondo della sua storia milanese. Ha giocato una partita mostruosa contro Sassari, ha sofferto contro Brescia dando però moltissimo in difesa e infine ha giocato una gara solida contro Derthona, superando anche i problemi di falli che in qualche momento l’hanno costretto a passaggi indesiderati in panchina. E’ sempre partito in quintetto, ha giocato da solo in regia o in combinazione con Chacho Rodriguez. Ha chiuso con 13.0 punti, 3.3 assist, 4.0 rimbalzi di media in 27.3 minuti di utilizzo. Ha tirato con il 57.1% da due e il 38.5% da tre, oltre a 8/10 complessivo dalla lunetta. Nel quarto di finale contro Sassari ha avuto 32 di valutazione, oltre ad aver segnato 24 punti. Per lui è la settima affermazione in carriera dopo titolo e coppa in Francia, titolo in Ucraina e Germania, i tre trionfi di Milano con l’aggiunta delle Final Four giocate sia con la Lokomotiv Kuban che con l’Olimpia Milano.

Delaney viene da Baltimore, figlio di Vince sr (che ha giocato a basket al Vorhees College) e Pat, ha frequentato la Towson Catholic High School, la stessa a suo tempo frequentata da Carmelo Anthony ed è cresciuto assieme al fratello maggiore Vince jr, un ex free safety allo Stonehill College. I due sono inseparabili come gemelli: insieme adottarono anche un motto, FOE (Family Over Everything), che Malcolm ha scelto come nickname sui social media e ambedue hanno tatuato sul corpo.

Dopo il liceo, andò a Virginia Tech, una scuola dedita al football, ma parte di una conference altamente competitiva e con grande esposizione, la ACC. Ha giocato 136 partite in quattro anni di cui 125 in quintetto, tutte quelle delle ultime tre stagioni, che avesse accanto un playmaker o una guardia come Erick Green (che ha giocato in EuroLeague a Siena, Valencia e Fenerbahce). Nel 2010 aveva pensato di andare nella NBA dichiarandosi per i draft, ma senza assumere un agente in modo da poter tornare sui suoi passi, cosa che puntualmente fece per giocare il quarto anno negli Hokies di Coach Seth Greenberg. Voleva giocare nel Torneo NCAA, ma non ci fu modo, dovette accontentarsi del NIT, ma non prima di aver battuto la numero 1 del ranking dell’epoca, Duke, piena di futuri giocatori NBA alla sua quarta partita consecutiva senza uscire mai dal campo (nella sua ultima gara al college, persa contro Wichita State, Delaney ha segnato 30 punti in 43 minuti di impiego).

La NBA era il suo sogno, come per tutti i ragazzi americani, per cui è intuibile che avesse toccato il cielo con un dito quando nell’estate del 2016 venne informato della proposta biennale degli Atlanta Hawks. Ma prima di allora aveva vinto il titolo francese a Chalon nel 2012, quello ucraino (Budivelnik Kiev, e venne incluso nel primo quintetto di Eurocup) nel 2013 e quello tedesco (Bayern, da MVP della Lega) nel 2014. Tre titoli nazionali in tre anni che l’hanno condotto a Kuban dove nel 2016 ha giocato le Final Four di EuroLeague ed è stato incluso nel primo quintetto di EuroLeague dopo un anno da 16.3 punti e quasi sei assist di media. Poi la NBA, la Cina, Barcellona e infine Milano.