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Siena in «sciopero»: la Mens Sana non va in trasferta per gli stipendi non pagati

Quella che fu la corazzata del basket italiano è vicina ad essere colata a picco una seconda volta, dopo l’affondamento avvenuto nel 2014 a causa del «crac» del club. Siena, non c’è pace tra i tuoi canestri. Domenica l’ultimo atto di una recita-farsa. A Legnano, contro la Axpo, avrebbero dovuto mandare in campo i ragazzini, visto lo sciopero dei pochi reduci di una squadra già decimata dagli abbandoni, in un calvario che dura da mesi. Ma i dirigenti della Mens Sana Basket 1871, sponsorizzata OnSharing, non hanno avuto il cuore di farlo, per rispetto della tradizione di una piazza storica, per evitare di ripetere quanto capitato nel calcio tra Cuneo e Pro Piacenza, e magari anche per un senso di decenza. «Non abbiamo il minimo di giocatori per scendere in campo» è la nota trasmessa ieri a mezzogiorno alla Federbasket, alla Lega Nazionale Pallacanestro e a un avversario ovviamente imbestialito per i danni subiti. In serata si è poi dimesso il direttore generale senese, Filippo Macchi, figlio di Massimo, il presidente.

La prima riflessione è dunque semplice: posto che già da venerdì si sapeva che sarebbe finita così, sarebbero serviti maggiore chiarezza e una tempistica differente. Ma tant’è, i Knights (Cavalieri) di Legnano, penultimi nel girone Ovest, rimedieranno una vittoria a tavolino per 20-0 e ridurranno a 5 lo scarto dai toscani, che sono terz’ultimi: come dire che il cieco ha fatto un favore allo zoppo, ammesso che ci sia da scherzare su una vicenda grave e complessa. Siena, infatti, si avvia a incassare penalizzazioni che prendono le mosse da questa rinuncia (un -1 è garantito) e che rischiano di peggiorare.

Il 5 marzo sono scaduti i termini per il pagamento della quinta rata federale. Se non sarà saldata entro domani scatterà un’altra penalizzazione di 3 punti, mentre se si andrà oltre martedì 19 la squadra sarà esclusa dal campionato, preambolo di un nuovo fallimento.

Siamo all’epilogo amaro di una ripartenza che aveva illuso ma che ora è terremotata. Ci rimetteranno tutti: il club; l’allenatore Paolo Moretti (già coach dell’anno in serie A), che ieri era disposto a guidare i ragazzini; i giocatori che vogliono i soldi e che fanno causa alla società, a sua volta decisa a rivalersi sugli scioperanti. Poi paga il basket italiano: sogna sempre di vestirsi d’angelo, ma rimedia legnate come questa, istruttive solo per spiegare che ci sono troppe situazioni precarie e che una radicale azione di bonifica non è più dilazionabile.

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